La Jihad in Sud
nuovo incubo per gli
L’asse
Caracas-Teheran favorisce l’alleanza tra narcos e Al Qaeda. Allarme per le
tracce di Hezbollah in
INVIATO A WASHINGTON L’alleanza
fra il cartello dei narcotrafficanti e gli estremisti islamici rischia di avere
effetti disastrosi». L’ammiraglio James Stravridis è il capo
Ecco di cosa si tratta: «L’arrivo di attori estranei al Continente, come
l’Iran, ci fa temere che il narcoterrorismo possa sostenere lo sviluppo
Sono i memo di intelligence occidentali che circolano a Washington a completare
l’analisi di Stavridis: lo scorso ottobre l’ambasciata Usa in Venezuela è stata
presa di mira da due bombe carta e vicino ad una di questa vi erano volantini
che inneggiavano agli Hezbollah; nella penisola di Guajira gruppi di islamici
con i simboli di Hezbollah si sono infiltrati ai confini con la Colombia nel
territorio dell’antica tribù Wayuu professando «lotta ai corrotti e
all’industria del sesso» con l’obiettivo di «cambiare il Venezuela»;
l’aeroporto di Caracas è divenuto un porto franco per gli estremisti islamici
grazie al fatto che il recente accordo sulla libera circolazione delle persone
siglato con Teheran consente a chi è in arrivo dall’Iran di non dover più avere
un visto di entrata; dal 2002 al 2005 la polizia del Venezuela ha detenuto
senza motivo il giornalista dissidente iraniano Manuchehr Honarmand, oggi esule
in Olanda.
Alla platea del Csis l’ammiraglio Stavridis mostra le foto dei ripetuti
incontri del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad con il collega venezuelano
Hugo Chavez spiegando che «Teheran ha trovato un’alleato importante e punta ad
aprire proprie ambasciate in ogni Paese dell’America Latina» per consolidare la
propria presenza. Proprio Chavez ha chiesto al leader boliviano Evo Morales di
allacciare in fretta relazioni diplomatiche con la Repubblica Islamica. E
l’Ecuador potrebbe seguire.
Un ulteriore segnale delle mire iraniane è venuto con l’annuncio di Mahdi
Mostafavi, direttore dell’Organizzazione per la cultura islamica a Teheran, di
voler «coordinare tutte le attività nella regione» con il contributo dei
rappresentati iraniani nelle singole capitali.
Le ambiguità di Chavez sull’integralismo islamico sono all’origine della scelta
L’allarme è tale che Silvestre Reyes, deputato democratico del Texas nonché
presidente della commissione Intelligence della Camera, ha ammonito sul rischio
che «miliziani Hezbollah con passaporti sudamericani si presentino ai nostri
confini con il Messico confondendosi fra i molti turisti ispanici». Reyes
ritiene che oltre al Venezuela l’altro tallone d’Achille del continente sia
l’area geografica delle «Tre frontiere» al confine fra Brasile, Argentina e
Paraguay dove vivono circa 25 mila arabi: è la stessa area da dove forse
partirono i kamikaze che misero a segno gli attentati che nel 1992 e 1994
distrussero a Buenos Aires prima l’ambasciata israeliana e poi il centro
ebraico «Amia» causando oltre cento vittime. Per l’attacco